Promettenti risultati preliminari da uno studio clinico di fase 1/2 su un potenziale vaccino contro il virus SARS-CoV-2 sviluppato nel Regno Unito. Lo studio pubblicato su Lancet mostra che il vaccino è sicuro, causa pochi effetti collaterali e induce forti risposte immunitarie.
La remissione dei sintomi respiratori oggi indica il recupero clinico dall’infezione di SARS-CoV-2. Tuttavia, diversi studi clinici hanno riportato danni neurologici e cognitivi persistenti in pazienti guariti da COVID-19.
Scienziati di UNIGE e HUG hanno identificato le parti dell’envelope di SARS-Cov-2 che sono più frequentemente bersagliate dagli anticorpi. Esse rappresentano un potenziale obiettivo per lo sviluppo di farmaci e vaccini.
Un sedicenne viene visitato in Pronto Soccorso perché lamenta dolori al petto. Le indagini accurate dei medici riscontrano una miocardite acuta ed un’infezione da SARS-CoV-2. Il giovane paziente, a parte la febbre, non ha mai presentato alcun segno tipico di COVID-19.
I dati dei casi clinici di COVID-19 provenienti da tutto il mondo suggeriscono che il nuovo coronavirus colpisca più duramente gli uomini rispetto alle donne. Le differenze nelle risposte del sistema immunitario all’infezione possono chiarire il motivo di questa diversità di genere.
I risultati di uno studio recente suggeriscono che gli individui COVID-19+ asintomatici hanno una risposta immunitaria più debole all'infezione da SARS-CoV-2. Hanno notato una riduzione delle IgG e la neutralizzazione dei livelli di anticorpi nella fase iniziale della convalescenza.
Uno studio condotto dalle Università di Cambridge e Greenwich ipotizza che le sole misure di distanziamento non saranno sufficienti ad arrestare un’eventuale seconda diffusione del virus SARS-CoV-2 nel Regno Unito.
L’Università di Oxford annuncia che il desametasone, farmaco a basso costo, riduce fino a un terzo i decessi dei pazienti affetti da COVID-19 ospedalizzati con gravi complicanze respiratorie. Lo studio e i dati completi della ricerca saranno presto resi disponibili.
Un paziente curato con infliximab per una colite ulcerosa associata a COVID-19 ha riportato in pochi giorni miglioramenti del quadro polmonare. Il caso descritto, primo al mondo, potrebbe supportare l'ipotesi che il farmaco sia utile nella terapia per COVID-19.
Uno studio dell'ospedale universitario di Augsburg, Germania, ha evidenziato che il tessuto polmonare dei pazienti affetti da COVID-19 deceduti presenta danni irreversibili. La causa del danno osservato è stata addebitata all’infezione da SARS-CoV-2.
Una scoperta tutta italiana permette di fare un importante progresso nelle conoscenze sulla COVID-19. I ricercatori hanno scoperto che, nei pazienti affetti da COVID-19, i livelli di sFlt-1 aumentano fino a cinque volte durante il ricovero.
Un recente articolo mette in evidenza una serie di possibili meccanismi fisiopatologici, sindromi cliniche e trattamenti adiuvanti specifici, sulla base di alcune pubblicazioni che chiariscono il ruolo dell'emoglobina, del metabolismo del ferro e dell’ipossia in questa malattia.
In un articolo pubblicato su JAMA Pediatrics viene affrontato il ruolo della chiusura delle scuole nella gestione della pandemia di COVID-19. Nell’articolo si mette in discussione l’utilità di questa misura adottata da diversi Paesi nel mondo.
È stato pubblicato recentemente un report con i risultati di un'indagine su un'epidemia nosocomiale di COVID-19 presso il St. Augustine's Hospital, in Sudafrica. L'indagine è iniziata il 4 aprile dopo l'identificazione di un certo numero di casi confermati di COVID-19.
Sono stati resi noti i risultati preliminari di una delle principali sperimentazioni che riguardano il remdesivir. I pazienti ospedalizzati affetti da COVID-19 in terapia con remdesivir hanno avuto un tempo di guarigione mediano di 11 giorni contro i 15 giorni del gruppo placebo.
48 laboratori italiani hanno deciso di unire le risorse per lo studio collaborativo “Progetto Sierologia COVID-19”, con l’obiettivo di valutare se la presenza di anticorpi anti SARS-CoV-2 protegge dalla reinfezione e per quanto tempo.
Una review Cochrane conclude che, al momento, non si può ancora affermare che il plasma di persone che si sono riprese dalla COVID-19 sia un trattamento efficace per i malati di COVID-19. Gli studi disponibili sono infatti di scarsa qualità e non forniscono alcuna prova robusta.
Secondo i risultati di uno studio pre-print, all'inizio dell'epidemia il 4,6% dei donatori di sangue dell’area metropolitana di Milano aveva già gli anticorpi contro il coronavirus, percentuale che è salita al 7,1% all'inizio di aprile.
Le conoscenze sui test diagnostici per individuare l’infezione da SARS-CoV-2 sono ancora in evoluzione. Un articolo recente descrive come interpretare i due tipi di test diagnostici comunemente in uso per le infezioni da SARS-CoV-2 e come i risultati possono variare nel tempo.
Un team di ricerca ha indagato su 3 famiglie contagiate da SARS-CoV-2. Secondo la ricostruzione, l’impianto di climatizzazione di un ristorante avrebbe diffuso il virus a 9 persone sedute vicino a un infetto. La ricerca ha notevoli implicazioni per il settore dei servizi.