Uno studio recente riporta che un venticinquenne del Nevada, senza immunodeficienze note, è stato infettato da SARS-CoV-2 una volta a marzo, è guarito in aprile ed è stato reinfettato a maggio 2020.
Su "Nature Communications", uno studio, coordinato dall'Università Statale di Milano, ha indagato il genoma virale di SARS-CoV-2 su molteplici campioni di donne gravide a termine con infezione.
Una ricerca ha dimostrato che in pazienti affetti da diabete di tipo 2 con COVID-19 un farmaco antidiabetico chiamato Sitagliptin ha dimezzato la mortalità. La mortalità è infatti scesa dal 37% al 18%.
Secondo ricercatori di Milano il metotrexato è in grado limitare gli effetti del virus SARS-CoV-2 se utilizzato sui pazienti ai primi sintomi o che hanno sviluppato sintomi lievi della malattia.
Pubblicato uno studio che mette in luce, per la prima volta, come il SARS-COV-2 può manifestarsi non solo tramite segni respiratori o sintomi mentali generalizzati, ma anche con segni neuropsicologici altamente specifici come l’agrafia e l’afasia di conduzione.
Prevenire 10 anni di cardiopatie coronariche consentirebbe di risparmiare quasi 15 miliardi USD di prodotto interno lordo (PIL) permettendo alle persone di conservare il posto di lavoro. Questo è il risultato di uno studio pubblicato sull'European Journal of Preventive Cardiology.
La riduzione del livello degli estrogeni associata alla menopausa è un fattore di rischio, ma uno studio condotto da un gruppo di ricercatrici del Cnr-Ibbc mette in luce che gli stessi ormoni, sin dalla prima fase dello sviluppo, potrebbero favorirne l’insorgenza.
Pubblicati i risultati di una review condotta per valutare l'efficacia dello screening generale per l'infezione da SARS-CoV-2 rispetto all'assenza di screening e l'accuratezza dello screening generale nelle persone apparentemente non affette da COVID-19.
Il tumore della mammella è la forma di cancro più diffuso fra le donne. L'insorgenza delle metastasi rappresenta lo stadio più avanzato di questa patologia e la sua principale causa di morte.
I media della Svizzera tedesca stanno riportando con entusiasmo i risultati di uno studio pubblicato sul Virology Journal. Molte farmacie svizzere sono state prese d’assalto per l’acquisto di Echinaforce® e questo sta sollevando diversi dubbi all’interno della comunità scientifica.
In un recente articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine si suggerisce che l’uso delle mascherine possa far ammalare le persone di forme meno gravi di COVID-19 e renderle immuni.
Sembra che i bambini possano rilasciare il virus SARS-CoV-2 anche se non sviluppano mai sintomi o anche molto tempo dopo che i sintomi sono scomparsi. Rimangono molti interrogativi sull'importanza della popolazione pediatrica come vettore di questa malattia.
Uno studio multicentrico, coordinato da Enrico Scala (Istituto Dermopatico dell’Immacolata - IDI, Roma) e Riccardo Asero (Clinica San Carlo, Paderno Dugnano - MI), ha dimostrato che, tra i pazienti ospedalizzati per Covid-19, i soggetti allergici sviluppano una forma meno grave di malattia.
Il Congresso annuale ESC ha registrato la pubblicazione di quattro linee guida, nuove o aggiornate. Riportiamo alcuni punti chiave delle nuove linee guida per la gestione delle sindromi coronariche acute senza elevazione del segmento ST.
Uno studio internazionale cui partecipa l’Istituto di nanotecnologia del Cnr ha scoperto che la quercetina funge da inibitore specifico per il virus responsabile del Covid-19, mostrando un effetto destabilizzante sulla 3CLpro, una delle proteine fondamentali per la replicazione del virus.
Uno studio pubblicato su “Lancet Respiratory Medicine” conclude che i pazienti con ARDS associata a COVID-19 hanno una forma di lesione che, per molti aspetti, è simile a quella dei pazienti con ARDS non correlata a COVID-19.
Una proteina prodotta dal sistema immunitario umano può inibire fortemente i coronavirus, tra cui SARS-CoV-2. Un team internazionale di ricercatori svizzeri, tedeschi e americani ha dimostrato che la proteina LY6E impedisce ai coronavirus di causare infezioni.
Uno studio recente ha mostrato risultati incoraggianti per l’uso del plasma iperimmune nei pazienti COVID-19. La ricerca è stata concepita per valutare la terapia dal punto di vista concettuale, quindi non si può ancora sostenere che la terapia sia efficace.
Una serie di autopsie condotte a New Orleans mostrano che il danno al cuore nei pazienti affetti da COVID-19 non è l'infiammazione tipica del muscolo cardiaco associata a miocardite, ma piuttosto un particolare pattern di morte cellulare dei singoli miociti cardiaci.
I risultati preliminari di una ricerca suggeriscono che la terapia con interferone riduce il numero di pazienti COVID-19 che necessitano di cure intensive. La proteina viene inalata direttamente nei polmoni, utilizzando un nebulizzatore, per stimolare la risposta immunitaria.