Trattamento ospedaliero in caso di annegamento
In seguito ad annegamento, ogni paziente deve essere trasportato rapidamente in Pronto Soccorso, anche se asintomatico. Ogni annegato necessita di una valutazione completa, di monitoraggio e di adeguato trattamento.
Annegamento: il paziente asintomatico e sintomatico in ospedale
Gli esami di laboratorio e/o di diagnostica per immagini non sono sempre giustificati nei pazienti asintomatici. Se richiesti, il workup deve essere orientato verso l'anamnesi e l'esame del paziente (ad esempio, in caso di ipossia persistente, può essere giustificata una radiografia del torace e l'emogasanalisi).
L'anomalia di laboratorio più comunemente riscontrata in questi pazienti è l'acidosi metabolica secondaria all'acidosi lattica. Le anomalie elettrolitiche sono poco comuni nei pazienti annegati senza esito fatale.
La radiografia del torace non è necessaria in tutti i pazienti annegati. Inoltre, la radiografia del torace iniziale ha una scarsa correlazione con il decorso clinico o l'esito del paziente. Tuttavia, dovrebbe essere eseguita in caso di ipossia persistente o di peggioramento dei sintomi respiratori.
Riassumendo, per una valutazione ospedaliera ottimale di un paziente vittima di annegamento asintomatico o sintomatico si procede, tenuto conto dell’anamnesi e delle condizioni cliniche specifiche, con uno o più di queste indagini diagnostiche:
- anamnesi ed esame obiettivo;
-
emogasanalisi (probabilmente il parametro clinico più affidabile nei pazienti asintomatici o lievemente sintomatici con storia di annegamento);
- prelievo di sangue per una rapida determinazione dei livelli di glucosio, ottenere l'emocromo completo, valutare i livelli di elettroliti, il livello di lattato e il profilo di coagulazione, se indicato;
- l'analisi delle urine, per valutare l’assunzione di alcol o di sostanze stupefacenti;
- RX del torace.
Il trattamento di questi pazienti è di tipo sintomatico.
Un individuo asintomatico che dopo annegamento non ha mai sviluppato sintomi o disturbi respiratori (ad esempio, non ha mai avuto la tosse), che ricorda tutti gli eventi e che ha una saturazione dell'ossigeno e segni vitali normali, può essere dimesso senza prolungata osservazione, purché un adulto responsabile possa provvedere al monitoraggio a domicilio. I pazienti devono essere istruiti a tornare immediatamente al Pronto Soccorso se sviluppano qualsiasi sintomo.
Un paziente che in seguito ad annegamento non è andato incontro ad arresto cardiocircolatorio, ma ha sviluppato sintomi respiratori (ad esempio, tosse) necessita di un'osservazione di almeno 8 ore. Un paziente annegato con saturazione di ossigeno normale e radiografia del torace normale può essere dimesso se al termine dell'osservazione sono soddisfatti tutti i seguenti criteri:
- stato mentale non alterato;
- nessun sintomo respiratorio nuovo o in peggioramento;
- se il paziente ha la tosse, questa deve migliorare prima della dimissione;
- qualsiasi dispnea soggettiva deve risolversi prima della dimissione;
- parametri vitali normali, corretti per l'età;
- non si sviluppa il fabbisogno di ossigeno supplementare.
- auscultazione polmonare fisiologica.
Al paziente dimesso devono essere fornite chiare istruzioni per tornare immediatamente in Pronto Soccorso in caso di peggioramento dei sintomi respiratori ed essere accompagnato da un adulto responsabile.
Annegamento: trattamento ospedaliero del paziente critico
Le complicazioni mediche dovute all'annegamento richiedono solitamente il monitoraggio e il trattamento in un'unità di terapia intensiva.
Complicanze respiratorie
La compromissione respiratoria si manifesta tipicamente con dispnea, tachipnea, tosse, cianosi e crepitii umidi all'auscultazione, nonché schiuma alla bocca nei casi più gravi di edema polmonare. I beta-2-agonisti nebulizzati possono aiutare a ridurre il broncospasmo e la dispnea. Inizialmente, l'emogasanalisi arteriosa mostrerà ipossiemia e acidosi metabolica che può progredire fino all'acidosi mista.
La radiografia del torace all'ammissione può variare dalla normalità a consolidazioni localizzate fino a edema polmonare diffuso.
Il quadro clinico è molto simile a quello della sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS). L'ARDS in seguito a un evento di annegamento può verificarsi immediatamente dopo il salvataggio o entro 6-24 ore. In caso di sviluppo di ARDS va fornita un'adeguata ossigenazione, con una saturazione di ossigeno target superiore al 94% e normocapnia, soprattutto se si sospetta una lesione cerebrale. Se il livello di coscienza è adeguato, somministrare ossigenoterapia ad alti flussi o se necessario ventilazione non invasiva (ad esempio NIV, CPAP, BPAP).
Quando indicato, il paziente va sottoposto a ventilazione meccanica invasiva.
L'uso dell'ECMO è considerato una buona opzione terapeutica. Nonostante i risultati positivi, l'uso dell'ECMO nei pazienti annegati deve essere ulteriormente studiato.
Il deterioramento respiratorio iniziale può essere aggravato da infezioni primarie causate da un'ampia varietà di microrganismi o associate alla ventilazione. Il trattamento antibiotico empirico non è raccomandato, ma può essere considerato tenendo conto delle circostanze dell’annegamento (ad esempio, annegamento in acque contaminate).
Complicanze neurologiche
Il danno neurologico può variare da una lieve disfunzione cognitiva temporanea a uno stato vegetativo permanente.
Nei pazienti in stato comatoso la prognosi neurologica può essere prevista solo dopo almeno 5 giorni, utilizzando una combinazione di esame clinico (Glasgow Coma Scale), elettroencefalogramma continuo, neuroimaging e test neurofisiologici, oltre all’analisi di marcatori biochimici come l'enolasi neurone-specifica (NSE).
Per quanto riguarda il trattamento, le raccomandazioni includono l'ottimizzazione dell'ossigenazione e il mantenimento dell'omeostasi, con un attento monitoraggio di capnografia, pressione arteriosa, volemia, osmosi e temperatura del paziente.
Problemi cardiocircolatori
L'ipotensione arteriosa è comune subito subito dopo la rianimazione, come conseguenza di una bassa gittata cardiaca o di una vasoplegia. Poiché la maggior parte dei pazienti è giovane e sana, l'ipotensione transitoria di solito si corregge spontaneamente.
Il monitoraggio della diuresi, della perfusione degli organi, dell'emogas e il monitoraggio emodinamico sono essenziali per guidare la gestione dei liquidi.
Il trattamento farmacologico per la stabilizzazione emodinamica segue le linee guida generali per i pazienti critici, monitorando con cautela il loro uso in caso di ipotermia.
I disturbi del ritmo, in particolare le aritmie sopraventricolari, sono comuni nei pazienti annegati e di solito si risolvono con la correzione dell'ipossia e dell'acidosi. Inoltre, nei soggetti ipotermici possono verificarsi anomalie elettrocardiografiche di solito non specifiche e transitorie.
Coagulazione intravascolare disseminata
Sebbene si tratti di una complicanza comune nei pazienti annegati, non è stata studiata in modo approfondito. Si pensa che sia indotta dall'ipossia, che promuove il rilascio dell'attivatore del plasminogeno tissutale.
Questo disturbo si manifesta con alte concentrazioni di D-dimero e anticorpi anti-plasmina, bassa concentrazione di fibrinogeno e allungamento dei tempi di coagulazione.
Insufficienza renale acuta
Nelle prime 72 ore possono essere presenti anormalità di laboratorio nel plasma e nelle urine. L'insufficienza renale acuta è relativamente poco comune. La sua origine è multifattoriale, di solito è reversibile.
Disturbi elettrolitici
Le variazioni elettrolitiche dovute all'aspirazione/ingestione di acqua sia dolce che salata sono state studiate in modelli animali. Tuttavia, il loro reale significato clinico è limitato, poiché la ridistribuzione dei fluidi nell'organismo ripristina rapidamente l'equilibrio elettrolitico.
Gestione ospedaliera dell'ipotermia
La gestione della temperatura del paziente è un aspetto critico che può determinare la prognosi.
La temperatura corporea deve essere misurata il prima possibile. L’ipotermia spontanea al momento del ricovero è un forte predittore di prognosi infausta.
Il riscaldamento del paziente annegato deve essere progressivo, evitando misure aggressive. Per quanto riguarda l'ipotermia terapeutica, a causa della scarsa letteratura pubblicata su questa procedura nell'annegamento, non è possibile formulare raccomandazioni specifiche.
Una raccomandazione pratica è quella di mantenere una temperatura interna compresa tra 32 e 34 °C e lasciare che la temperatura corporea si stabilizzi dopo un periodo di 12-72 ore di terapia intensiva. Il riscaldamento deve essere progressivo fino a un massimo di 0,5 °C/h. Durante la terapia si devono evitare sia i brividi che l'ipertermia.
Prognosi
Solo i pazienti vigili o lievemente confusi alla presentazione iniziale hanno una buona prognosi. I soggetti in coma di solito hanno una prognosi negativa. Spesso sviluppano gravi lesioni cerebrali ed encefalopatia ipossica.
L'ipotermia può proteggere il cervello in alcuni bambini.
Prevenzione dell'annegamento
Sono ad alto rischio di morte per annegamento:
- bambini immigrati o appartenenti a famiglie povere;
- bambini che non hanno seguito lezioni di nuoto e non sono sorvegliati quando stanno vicino all'acqua;
- maschi (80% delle vittime oltre l'età di 1 anno sono uomini);
- soggetti che hanno fatto uso di alcolici o di droghe che perturbano il pensiero e la vigilanza;
- soggetti affetti da condizioni patologiche che causano incapacità temporanea (ad esempio l’epilessia, associata ad una possibilità 20 volte superiore di annegamento fra i bambini e gli adolescenti;
- persone con disturbi cardiaci aritmogeni;
- soggetti che praticano sport pericolosi (apnea in acqua).
Tutti i soggetti affetti da coronaropatia, sindrome del QT lungo o altri disturbi dei canali ionici, autismo, disturbi convulsivi o altre patologie mediche devono essere informati dell'aumento del rischio di annegamento. Inoltre, si dovrebbero insegnare loro le misure per ridurre il rischio, come il nuoto in coppia e l’uso di dispositivi di salvataggio. Dato il tasso più elevato di annegamento nei pazienti con epilessia, i pazienti devono essere avvisati di non nuotare mai senza una supervisione diretta.
Si raccomanda di far seguire corsi di nuoto a tutti i bambini di età superiore a 1 anno.
Quando si va in barca o si praticano sport acquatici per i quali è raccomandato l'uso di giubbotti di salvataggio, le persone devono indossare adeguatamente giubbotti di salvataggio conformi alle specifiche normative locali.
Prima e durante le attività acquatiche è necessario evitare l'uso di alcolici e altre sostanze psicoattive.
Recinzione intorno ad una piscina (photocredit: steve, Adobestock)
Il medico di medicina generale, il pediatra di famiglia e gli specialisti in medicina preventiva svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione. Si stima che oltre l'85% dei casi di annegamento potrebbe essere evitato con la supervisione, la frequentazione di corsi di nuoto, l’uso di tecnologie per aumentare la sicurezza, la regolamentazione e l'educazione pubblica.
I genitori, ad esempio, non dovrebbero mai lasciare i bambini vicino all'acqua senza supervisione. Da ricordare che mini vasche e piscine giocattolo sono sufficienti per annegare un neonato o un bambino piccolo. I genitori devono inoltre posizionare cancelli e recinzioni intorno alle piscine o altri contenitori di liquidi (ad esempio, cisterne per la raccolta di acqua piovana). I bambini devono sempre indossare il giubbotto di salvataggio quando sono in acqua per praticare sport (canoa, SUP, ...). Inoltre, è fondamentale che i genitori o chi assiste i bambini sappia come eseguire la rianimazione cardiopolmonare. Per i ragazzi più grandi, nelle piscine si dovrebbe vietare l'uso di alcolici e droghe. L'educazione è fondamentale per prevenire gli annegamenti.
La prima parte dell'articolo è disponibile qui:
Primo soccorso in caso di annegamento
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