I ricercatori hanno cercato il genoma virale in molteplici campioni quali: tamponi nasofaringei, tamponi vaginali, sangue del cordone fatale e materno, biopsie placentari e cordonali, liquido amniotico e latte materno. Inoltre, è stata ricercata la presenza di anticorpi specifici anti-SARS-CoV-2 nel feto, nella mamma e nel latte materno. Infine, hanno analizzato l’entità dell’espressione genica coinvolta nella risposta infiammatoria a carico della placenta, del sangue cordonale e del sangue materno.
Lo studio dimostra la trasmissione verticale del virus SARS-CoV-2, documentata dalla presenza del virus a livello placentare e del sangue fetale, che è stata riscontrata nel 6% dei casi analizzati. Inoltre, è stata evidenziata la presenza di anticorpi specifici anti SARS-CoV-2 di tipo IgG e IgM nel sangue cordonale e nel latte, oltre che nel sangue materno. Si evidenzia anche che nei casi di trasmissione verticale è presente un’intensa risposta infiammatoria, sia a livello placentare che nel sangue fetale.
“I risultati ottenuti da questo studio potrebbero aiutare a definire non solo un’adeguata condotta ostetrica ma anche le modalità e il timing del parto in donne gravide con infezione da COVID-19”, commenta Valeria Savasi, coordinatrice del lavoro.
Uno studio riguardante l’andamento clinico dell’infezione in gravidanza, pubblicato ad agosto su Obstetrics & Gynecology dallo stesso gruppo di ricerca, rilevava che circa il 20% delle gravide manifestano un andamento severo dell’infezione con sviluppo di polmonite interstiziale, necessità di parti cesari urgenti e/o necessità di ricovero in terapia subintensiva o intensiva. Tuttavia tutte le gravide/puerpere, dopo le adeguate cure, sono guarite e tutti i neonati sono risultati senza segni clinici di infezione. Il parto pretermine e il cesareo urgente sono i principali rischi ostetrici in gravidanza.
Fonte: La Statale News. SARS-CoV-2 in gravidanza: trasmissione madre-feto nel 6% dei casi. Università degli Studi di Milano. 12 ottobre 2020