Il tampone nasofaringeo, usato per il rilevamento di patogeni del tratto respiratorio superiore, è diventato presto il gold standard anche per il rilevamento del virus SARS-CoV-2. Tuttavia l’alta domanda di test ha determinato problemi nell’approvvigionamento dei tamponi e ha diminuito la già carente disponibilità di dispositivi di protezione individuale (richiesti agli operatori sanitari per la raccolta dei campioni). Inoltre l’esecuzione del tampone richiede personale addestrato, è una procedura invasiva verso la quale molti soggetti hanno avversione e non è priva di rischi per gli operatori sanitari. Per questi motivi, con l'aumento della necessità di test di massa e di campionamenti frequenti e ripetuti, è ormai evidente l'urgenza di un’alternativa.
Sebbene non sia un tipo di campione diagnostico tradizionale, nel giro di pochi mesi sono stati pubblicati diversi report sull'uso della saliva per il rilevamento di SARS-CoV-2. Rispetto al tampone, la raccolta della saliva è minimamente invasiva, può essere affidabilmente auto-raccolta senza personale addestrato e fa diminuire le richieste di tamponi e DPI. Di conseguenza, la saliva potrebbe consentire test più convenienti e frequenti.
A differenza del tampone oro/nasofaringeo, i metodi di raccolta e trattamento della saliva sono in gran parte non standardizzati. Gli studi sull’efficacia dei test salivari per rilevare SARS-CoV-2 hanno dato inizialmente risultati contrastanti e non confrontabili. Nel tempo i metodi più efficaci sono stati replicati e sono emerse interessanti evidenze.
A novembre 2020 avevamo 58 studi sul rilevamento di SARS-CoV-2 nella saliva (54 con RT-PCR, 4 con RT-LAMP, 3 usando entrambi i metodi). Tuttavia, le discrepanze metodologiche tra gli studi hanno portato a tassi di rilevamento molto variabili. La maggior parte (69%) degli studi RT-PCR ha evidenziato maggiore o simile (≤10% differenza) sensibilità per la saliva rispetto al tampone rinofaringeo, mentre il 7% ha mostrato risultati misti, con sensibilità diverse per gruppo di popolazione, stadio di infezione, o metodo. Solo il 24% ha riscontrato una minore sensibilità della saliva rispetto ai tamponi nasofaringei. Questi risultati suggeriscono che se vengono applicati metodi adeguati, l'efficacia dei test PCR con la saliva è almeno simile a quella degli approcci basati sui tamponi. Al contrario, l'utilizzo di metodi meno robusti può distorcere le sensibilità riportate tra gli studi. È importante notare che la saliva ha rilevato un ulteriore 10% di individui positivi per i quali i tamponi hanno dato falsi negativi.
Le differenze di sensibilità riscontrate potrebbero essere legate anche allo stadio dell'infezione al momento della raccolta del campione. I dati suggeriscono che i tamponi nasofaringei possono rilevare materiale virale residuo dopo la guarigione clinica da COVID-19, mentre i campioni di saliva hanno minore tendenza a rilevare il virus a lungo termine. Confrontando il rilevamento del virus a più di 21 giorni dall’infezione, i campioni rinofaringei hanno prodotto il 20-30% in più di positivi rispetto alla saliva. I test salivari potrebbero quindi essere preferibili per misurare l'infezione attiva. Un'indicazione sempre più accurata dell'infettività può evitare periodi di isolamento inutilmente prolungati, che minacciano la salute mentale degli individui e il benessere economico. Fare test salivari durante l'infezione potrebbe consentire un isolamento più breve, permettendo ai lavoratori essenziali di tornare prima ai loro compiti. In ogni caso, né i test salivari né i test nasofaringei dovrebbero essere usati da soli per determinare l'infettività. I test dovrebbero contribuire a una revisione olistica dello stato di salute, che include la presentazione clinica e i tempi di guarigione previsti.
Il test salivare è stato adottato con successo per il rilevamento di SARS-CoV-2 in numerosi paesi, tra cui Corea del Sud, Germania e Giappone. Negli Stati Uniti, il test salivare ha guadagnato terreno per facilitare la riapertura delle scuole, consentendo programmi di test sostenibili.
Serve con urgenza una standardizzazione dei metodi che riguardano i test salivari per migliorare i tassi di rilevamento e risolvere le discrepanze tra gli studi. Per facilitare questo cambiamento, gli autori dovrebbero presentare una metodologia sufficientemente dettagliata per consentirne la replica. Gli autori, ad esempio, dovrebbero descrivere chiaramente sia la raccolta del campione sia il metodo di estrazione dell'RNA.
Fonte: Steph H Tan, Orchid Allicock, Mari Armstrong-Hough, Anne L Wyllie. Saliva as a gold-standard sample for SARS-CoV-2 detection. The Lancet Respiratory Medicine, 2021, ISSN 2213-2600. https://doi.org/10.1016/S2213-2600(21)00178-8.