Articolo tradotto dall'originale in tedesco
esanum: Dott.ssa Auer, ormai i cambiamenti climatici sono presenti anche nel nord del mondo. Cosa significa per la salute dei nostri bambini, come cresceranno in un clima che cambia?
Qui stiamo solo iniziando a sentire le conseguenze dei cambiamenti climatici. Per molto tempo si sono manifestati altrove, nel sud del mondo. Solo dopo l’alluvione nella valle dell’Ahr, che è costata la vita a tantissime persone [la regione del nord-ovest della Germania è stata colpita da una violenta alluvione nel 2021, ndr], abbiamo capito che non possiamo sfuggire alla crisi climatica e ai suoi effetti. Naturalmente, i nostri bambini ne soffriranno ancora di più, perché hanno una lunga vita davanti a loro e sono anche molto più vulnerabili di noi adulti e dipendenti dalle condizioni in cui crescono.
Che cosa significa? Innanzitutto, ci sono conseguenze dirette: il riscaldamento globale, l’innalzamento delle temperature, le ondate di calore sono in aumento e diventeranno fenomeni sempre più estremi. I neonati e i bambini sono particolarmente a rischio e hanno bisogno che gli adulti riconoscano le loro necessità a temperature più elevate e li proteggano. Dobbiamo prepararci al fatto che avremo a disposizione quantità d’acqua insufficienti: da un lato, ci saranno più periodi di siccità, ma anche eventi meteorologici estremi come forti piogge, che causano inondazioni, e incendi boschivi. Così vengono distrutti gli ecosistemi, la biodiversità è in crisi, l’estinzione delle specie ci minaccia, abbiamo esseri, come le zecche e le zanzare, potenzialmente portatrici di nuove malattie, c’è un aumento delle allergie, stanno emergendo nuovi tipi di pollini più aggressivi e abbiamo l’inquinamento atmosferico, che va di pari passo con i cambiamenti climatici, e le tossine ambientali. Tutto questo ha un impatto su molti altri sistemi.
esanum: Sembra un mondo distopico divenuto realtà. Come si fa a gestire psicologicamente una situazione del genere, è spaventoso, non è vero?
Sì, è spaventoso. Si parla anche di “eco-anxiety”, ovvero la paura delle conseguenze dei cambiamenti climatici, e anche di solastalgia, un sentimento di dolore per la perdita della propria casa o del proprio spazio vitale. Bisogna cercare di reindirizzare e utilizzare l’energia che si crea. Quando vedo qualcosa che mi rattrista o mi fa arrabbiare, posso sprofondare in uno stato di impotenza oppure lottare, cercare di cambiare qualcosa già all’interno della famiglia. Bisogna pensare a quali misure possiamo attuare già nel nostro piccolo. Sono i genitori ad avere questa responsabilità, ma spesso gli input arrivano anche da parte dei bambini e dei giovani stessi.
esanum: Dunque, prevede che le malattie mentali tra i bambini e gli adolescenti continueranno ad aumentare, e a lungo termine, anche nella società in generale?
Sì, c’è da aspettarselo. Più i bambini vengono colpiti da eventi meteorologici estremi, maggiore è il rischio che soffrano di disturbi. Quando un bambino vive un’esperienza estrema, per esempio la sua casa scompare all’improvviso, l’asilo nido viene spazzato via o deve trasferirsi e riorientarsi, è normale che ne soffra. Sappiamo che la depressione e i disturbi da stress post-traumatico aumentano in questi casi, soprattutto quando il bambino è stato colpito direttamente e magari i parenti sono rimasti feriti. Ma la ricerca è ancora agli inizi, non sappiamo ancora esattamente cosa ci aspetta.
esanum: Come possono i medici sostenere i bambini in questo processo di elaborazione e, naturalmente, già nell’ambito della prevenzione?
Prevenzione è la parola chiave. Credo che, prima di tutto, sia importante dare il buon esempio. In quanto genitori, ma anche in quanto medici, dobbiamo prendere sul serio i cambiamenti climatici. Esistono due campi d’azione principali: uno è la protezione dell’ambiente, in questo caso dobbiamo stare attenti affinché la situazione non peggiori ulteriormente; l’altro è la capacità di adattamento, ovvero l’adattamento alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Dimostrando che la protezione dell’ambiente riguarda anche la protezione dei bambini e della loro salute, stiamo già facendo molto per la salute mentale dei bambini.
Il settore sanitario ha un’enorme responsabilità, essendo esso stesso responsabile del 5% delle emissioni di tutti i gas serra a livello mondiale. Si tratta di una cifra esorbitante se si considera che il settore sanitario dovrebbe preservare e ristabilire la salute. Se si pensa al fatto che in realtà la mette pesantemente a rischio, è completamente assurdo. Dobbiamo tenerne conto nell’organizzazione del nostro luogo di lavoro, negli studi medici, ma anche negli ospedali. In Germania esistono programmi incredibili che servono a raggiungere la neutralità climatica sul luogo di lavoro . Ma la questione va affrontata anche all’interno delle famiglie e bisogna vedere cosa si può fare per proteggere l’ambiente e quali sono i benefici per tutti. L’energia, l’alimentazione e la mobilità sono tutti elementi che hanno un impatto diretto sui cambiamenti climatici e sulla salute dei bambini.
esanum: Ciò significa che dobbiamo raggiungere i genitori e farli diventare nostri alleati, creare consapevolezza e educarli?
Sì, assolutamente. È la cosa più ovvia da fare per noi medici, perché siamo già molto vicini alle famiglie. I pediatri specialmente hanno l’opportunità unica di accompagnare le famiglie molto da vicino e per molto tempo. In questo modo si crea un rapporto di fiducia, noi medici veniamo ascoltati. È un’enorme responsabilità, ma anche un’enorme opportunità. E anche se non si riesce a convincerli parlando di cambiamenti climatici, sicuramente ci si riesce parlando di salute, perché tutti i genitori vogliono che i loro figli siano sani. Si può fare molto con l’educazione, cambiando lo stile di vita, andando più spesso in bicicletta, prestando attenzione a un’alimentazione sana. Crescere in modo sano giova alla salute e all’ambiente.
esanum: Cos’altro è particolarmente importante per Lei, cosa devono sapere i medici?
Quello che possiamo dire è che il nostro stile di vita nel nord del mondo è in gran parte responsabile della situazione nel sud del mondo. Lì vivono persone in condizioni molto più difficili delle nostre. Abbiamo la responsabilità di garantire che le conseguenze della crisi climatica non si riversino esclusivamente sui paesi del sud del mondo. Loro non hanno contribuito quasi per niente a questa crisi. È una responsabilità morale ed etica, ma ovviamente protegge anche la nostra sicurezza, la nostra salute e la nostra libertà. E se non lo si fa per motivi etici, lo si può comunque fare per motivi di autoconservazione. Siamo chiamati a cambiare le strutture dei paesi del sud del mondo, a rendere la sanità accessibile a tutti, a garantire l’istruzione anche nelle condizioni più difficili e la sicurezza alimentare. Siamo chiamati a investire nelle infrastrutture e a diffondere tecnologie, ad esempio nel campo delle energie rinnovabili.
Noi professionisti della salute abbiamo una particolare responsabilità, dobbiamo assicurarci di utilizzare il margine di manovra che abbiamo. Ad esempio, sul posto di lavoro, dove possiamo appellarci ai nostri datori di lavoro o anche diventare noi stessi attivi all’interno della clinica e dello studio medico. Che sia in relazione all’energia, al modo in cui usiamo il riscaldamento, o anche l’organizzazione delle vie di accesso al luogo di lavoro o i rifiuti, anch’esso un fattore importante.
Questo vale nella vita privata e anche in politica. Con il voto possiamo influire su moltissime cose, possiamo riflettere su dove viene speso il nostro denaro e se con esso stiamo forse involontariamente continuando a favorire l’uso di combustibili fossili. Ci sono così tanti mezzi che possiamo usare. Noi tutti dobbiamo dialogare e continuare a darci dei buoni esempi e parlare di ciò che possiamo realizzare. Ovviamente dobbiamo informare della gravità della situazione, ma è anche molto importante orientarci verso visioni positive per il futuro, perché questo ci motiva ad agire. E in questo la salute è un aspetto centrale. Essendo medici, dobbiamo dedicarci a compiti di prevenzione invece di limitarci a curare la malattia. Dobbiamo comprendere il nesso che esiste e informare su questo. Siamo tanti ad esercitare professioni sanitarie e anche qui abbiamo un potere. Dobbiamo solo usarlo correttamente.