Prevenire il burnout? Si può fare

Si è svolto un interessante incontro sulla prevenzione del burnout. Il simposio ha fatto riferimento alla gastroenterologia, ma le riflessioni possono essere applicate a tutti gli ambiti medici.

La prevenzione del burnout richiede un clima di lavoro che promuova la resilienza

A causa del burnout, ogni anno si perdono molti buoni talenti in ambito clinico, la qualità del lavoro diminuisce, si verificano sempre più errori medici e la soddisfazione dei pazienti peggiora. Durante la UEG Week 2019 si è svolto un interessante incontro sulla prevenzione del burnout. Il simposio ha trattato l’argomento facendo riferimento alla gastroenterologia, ma le riflessioni possono essere applicate a tutti gli ambiti medici.

La vita dei medici moderni è spesso vissuta nel tentativo di conciliare la professione medica con la ricerca scientifica e il lavoro clinico quotidiano. L’impresa è ardua. La ricerca, banalmente, richiede numerosi viaggi e trasferimenti per partecipare a congressi e meeting. Quando si viaggia, i comportamenti alimentari e le abitudini del sonno vengono sconvolti, ad esempio. Al ritorno a casa gli impegni clinici fanno il resto. Lo stress e la fatica si accumulano e alla fine portano a una sensazione di burnout. Persino i fine settimana o le vacanze non sono più sufficienti per ricaricare le energie.
Il burnout non si palesa improvvisamente, ma cresce in modo subdolo, continua a svilupparsi alimentato da stress, paure e mancanza di equilibrio. In questo contesto, per molti il rischio di burnout può essere ridotto dalla resilienza.

Ma come funziona realmente? In parole povere, la resilienza consiste nello scegliere consapevolmente quelle parti dell’essere medico che più piacciono e danno soddisfazione, lasciando da parte quello che piace meno e che non gratifica. È quindi un modo per raggiungere e mantenere il proprio equilibrio interiore, tra le proprie ambizioni e le pressioni esterne.
La prima cosa da fare è riconoscere la grande varietà di possibilità che la gastroenterologia offre al giovane medico. Serve la consapevolezza che nessuno deve o può fare tutto.
La scelta dei compiti secondo i propri interessi, unita alla formazione di gruppi di lavoro e all'aiuto reciproco, crea maggiore serenità per lo sviluppo secondo le proprie ambizioni e allo stesso tempo assicura che tutte le sfaccettature dell'area specialistica/clinica siano coperte nel miglior modo possibile. Un ulteriore vantaggio del lavoro di squadra è che tutti i membri di una squadra possono aiutarsi a vicenda con sufficiente anticipo prima che i singoli individui abbiano problemi.
Per i medici più esperti questo significa, ad esempio, secondo il modello proposto dalla Mayo Clinic, motivare i dipendenti a tenere colloqui regolari, dare un feedback utile e distribuire il lavoro.

Il burnout non è una condizione immutabile. È un'espressione di squilibri sia a livello personale che professionale. Il burnout in ambito medico può essere impedito, tra le altre cose, dalla consapevolezza che non tutti devono fare tutto e dalla creazione di gruppi di lavoro affiatati, dove i singoli si completano a vicenda al meglio delle loro capacità, in modo che il lavoro possa essere svolto da molte mani. Questo richiede anche un clima di lavoro che promuova la resilienza, clima che deve essere preparato e facilitato dai medici più esperti che compongono la dirigenza.

 

Fonte: Symposium "Professional risks and burnout among gastroenterologists", UEG Week 2019, Barcelona