Numeri e considerazioni sulle USCA

Le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) sono nate per implementare la gestione dell'emergenza sanitaria COVID-19 nell'ambito dell'assistenza territoriale. Riportiamo il resoconto di due mesi e mezzo di attività della Dott.ssa Paola Ferranti, coordinatrice USCA.

Resoconto di due mesi e mezzo di servizio USCA a Torino

Le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) sono nate per implementare la gestione dell'emergenza sanitaria COVID-19 nell'ambito dell'assistenza territoriale. Istituite col Decreto legge 14 del 9 marzo, hanno il compito di gestire a domicilio i casi sospetti o confermati di COVID-19 che non richiedono ricovero ospedaliero. Riportiamo il resoconto di due mesi e mezzo di attività della Dott.ssa Paola Ferranti, coordinatrice USCA Area Metropolitana Centro, ASL TO3, Piemonte.

L'organizzazione

Siamo 20 medici coadiuvati dal coordinatore infermieristico del Distretto, dalla referente medica della Direzione e dal Direttore del Distretto.
I turni si svolgono, tutti i giorni, dalle 8 alle 20 (festivi e prefestivi inclusi). Inizialmente con 3 medici su una singola sede e, da qualche settimana, con 5 medici divisi su 3 sedi.
Abbiamo un’auto della ASL a nostro uso esclusivo e, in caso di necessità, una seconda auto condivisa con il servizio di continuità assistenziale.
Prendiamo in carico i pazienti segnalati dai medici di medicina generale su due portali online: ECWMED e WebCovid.
Effettuiamo a tutti i pazienti almeno una visita domiciliare, preceduta sempre da un contatto telefonico in cui si valutano le condizioni generali del paziente, la reale indicazione alla visita domiciliare o l’eventuale necessità di un invio immediato in ospedale. Durante il colloquio telefonico prima della visita, per poter effettuare una valutazione iniziale delle condizioni soprattutto respiratorie del paziente, ci avvaliamo del Roth Score Test, del Walking Test e dell’automisurazione della frequenza respiratoria con saturimetro, se il paziente ne è in possesso, o tramite un semplice calcolo guidato se non lo ha. Andiamo in due in visita domiciliare.
Dopo la visita manteniamo i pazienti sotto monitoraggio telefonico ed integriamo con altre visite, se necessarie, fino alla negativizzazione dei tamponi, ma soprattutto fino alla remissione dei sintomi, restando a disposizione per un’eventuale ripresa in carico se c’è  recidiva della sintomatologia.
Restiamo in contatto con il medico di medicina generale tramite comunicazioni sul portale e/o telefoniche a seconda delle necessità.
Abbiamo la possibilità di segnalare noi stessi i pazienti sui portali qualora dovessimo individuarli, ad esempio durante i turni di continuità assistenziale.
Da qualche giorno abbiamo inoltre la possibilità di richiedere i tamponi.
Ognuno di noi ha il proprio ricettario abilitato alla prescrizione di farmaci, ma anche di accertamenti.
Abbiamo un elenco di specialisti aziendali di riferimento con cui possiamo collaborare in caso di necessità: cardiologo, pneumologo, urologo, geriatra, neurologo, dermatologo, odontoiatra, ORL, chirurgo generale, reumatologo, dietologo, diabetologo, fisiatra, oculista, ortopedico, diabetologo, gastroenterologo, nefrologo, pediatra.
Utilizziamo tute integrali monouso, calzari al ginocchio, tre paia di guanti, mascherina FFP2, mascherina chirurgica, occhiali o visiera. Smaltiamo tutto nei rifiuti speciali dopo ogni visita.
Siamo stati formati alla vestizione (ma soprattutto alla svestizione!) dal coordinatore infermieristico del Distretto. In seguito, abbiamo svolto degli incontri formativi con un esperto urgentista e con un pediatra che collaborano con noi in qualità di consulenti.
Grazie alla collaborazione con una collega pneumologa, possiamo prescrivere l’ossigeno liquido al domicilio.
Abbiamo la possibilità di attivare il Servizio della ASL per effettuare l’Rx torace al domicilio.
Abbiamo prescritto l’idrossiclorochina sino a che l’AIFA ne ha interrotto la prescrivibilità.
Gestiamo una clinica con 20 posti letto, dove vengono ricoverati i pazienti COVID-19, che risultano ancora positivi alla dimissione ospedaliera, clinicamente stabili ma che non possono fare rientro immediato al domicilio. Due medici della nostra USCA sono preposti alla clinica, dove si recano, ogni mattina, in visita.
Siamo in procinto di imparare ad usare l’ecografo polmonare di cui siamo in attesa.
Siamo anche in attesa di diversi saturimetri da lasciare in comodato d’uso ai pazienti.
Collaboriamo con il Servizio Cure Domiciliari, grazie al quale abbiamo la possibilità di richiedere prelievi ematici al domicilio.
Nel grafico si può notare come è variato nelle settimane il nostro carico di lavoro (grazie alla Dott.ssa Rossella Faccenda).
 

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Considerazioni personali

Mi è capitato di sentir dire da alcuni colleghi che le USCA sono formate da medici neolaureati inesperti. La maggior parte dei medici sono giovani, alcuni neolaureati, inesperti inizialmente in alcuni casi, ma preparati e armati di entusiasmo e di coraggio. Nessuno del nostro gruppo ha esitato a “vestirsi” ed il metodo di lavoro ha preso velocemente un ritmo funzionante, con la collaborazione e inizialmente (ma solo per poco) la vigilanza dei colleghi con più esperienza. Abbiamo colleghi che hanno lavorato nei reparti COVID-09 a Cremona, in terapia intensiva, nei servizi di emergenza, in pronto soccorso, oltre a medici di continuità assistenziale.
Ci siamo cimentati tutti in una esperienza lavorativa nuova, che nulla ha a che vedere con tutto ciò che abbiamo svolto in passato, perché abbiamo dovuto improvvisare e creare ex novo protocolli, consultandoci tra noi. Tante informazioni importanti le abbiamo tratte anche da gruppi di discussione online, preziosissimi, che ci hanno fatto capire quanto fossimo tutti sulla stessa barca, coraggiosamente, a remare a vista, nel periodo difficilissimo che tutti insieme abbiamo vissuto.
Questa esperienza mi ha confermato l’idea che i sistemi sono fatti di singole persone e se, in un sistema, ognuno fa la sua parte al meglio, i problemi si possono risolvere. Quando poi le cose funzionano, la soddisfazione è grande.
Mi auspico che le USCA siano un modello da perseguire come strumento di strategia territoriale in autunno ma anche in un futuro prossimo libero da COVID-19.

 


Fonte: Ferranti P. Profilo personale Facebook Paola Ferranti. 15 giugno 2020.