L'obesità è legata alle forme gravi di COVID-19

Nove morti per COVID-19 su dieci si sono verificate in Paesi con alti tassi di obesità. L'obesità è stata collegata a un rischio maggiore di sviluppare una forma grave di COVID-19 e di morte per la malattia.

Se avessimo affrontato l’epidemia globale di obesità, avremmo potuto evitare centinaia di migliaia di morti per COVID-19

Un rapporto della World Obesity Federation sostiene che 9 morti per COVID-19 su 10 si sono verificate in Paesi con alti tassi di obesità. L'obesità è stata collegata a un rischio maggiore di sviluppare una forma grave di COVID-19 e di morte per la malattia.

Secondo un rapporto della World Obesity Federation, il tasso di mortalità della COVID-19 è circa 10 volte superiore nei Paesi in cui la metà o più della popolazione è in sovrappeso,
Il rapporto pubblicato recentemente e intitolato “COVID-19 and Obesity: The 2021 Atlas” (scaricabile qui) ha evidenziato che essere in sovrappeso è un "predittore altamente significativo" di sviluppare complicazioni se si ci si ammala di COVID-19, come l'ospedalizzazione, il ricovero in terapia intensiva e la necessità di ventilazione meccanica, oltre ad essere un "predittore di morte" dalla malattia.

I ricercatori sostengono che i Paesi in cui meno del 40 per cento delle persone sono in sovrappeso hanno avuto meno morti legate al nuovo coronavirus, mentre Paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti e l'Italia, dove più del 50 per cento della popolazione è in sovrappeso, hanno avuto un tasso di mortalità molto più alto.
Il rapporto afferma che "una popolazione in sovrappeso è una popolazione non in salute, una pandemia pronta ad esplodere”. Il rapporto ha segnalato che nel Regno Unito il 73,7% dei 10.465 pazienti COVID-19 gravemente malati erano in sovrappeso o obesi. Invece il Vietnam, che ha il più basso livello di persone in sovrappeso , ha il secondo più basso tasso di mortalità COVID-19 al mondo.
Ha anche evidenziato che il sovrappeso e l'obesità potrebbero essere fattori di rischio per esiti pericolosi nelle persone sotto i 60 anni. Coloro che hanno un indice di massa corporea (BMI) tra 30 e 34 hanno infatti il doppio delle probabilità di essere ricoverati in terapia intensiva rispetto a quelli con un BMI inferiore a 30.

Secondo gli autori la riduzione di uno dei principali fattori di rischio, il sovrappeso, avrebbe comportato molto meno stress per i servizi sanitari. Inoltre suggeriscono che le persone obese o in sovrappeso dovrebbero essere prioritarie per i test e la vaccinazione.
Johanna Ralston, amministratore delegato della World Obesity Federation, ha detto: «Il fallimento ultradecennale nell'affrontare le cause profonde dell'obesità è chiaramente responsabile di centinaia di migliaia di morti che si sarebbero potute evitare». Le informazioni raccolte negli ultimi due decenni hanno anche dimostrato che l’obesità si lega ad esiti peggiori in diverse patologie infettive, tra le quali MERS ed influenza H1N1.

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Fonte: Lobstein T. COVID-19 and Obesity: The 2021 Atlas. World Obesity Federation. March 2021