Recenti studi mostrano che la chemioterapia può aumentare le metastasi
Il dottor Chabner, Direttore presso il Centro Oncologico del Massachusetts General Hospital, scrive un interessante editoriale per “The Oncologist” su un argomento di notevole importanza: la chemioterapia può essere causa dell’insorgenza di metastasi o accelerarne la formazione?
Un’analisi recente di Karagiannis e colleghi ha mostrato, studiando il carcinoma mammario attraverso modelli murini, che molti farmaci costituenti la base del trattamento adiuvante e neoadiuvante del cancro al seno (tra cui paclitaxel e ciclofosfamide in combinazione con doxorubicina) inducono la formazione di siti di invasione tumorale in piccoli vasi sanguigni nel tumore primario (TMEM, Tumor microenvironment of metastasis). Questi siti TMEM mostrano tre cambiamenti significativi caratteristici dell'invasione tumorale: infiltrazione di macrofagi perivascolari, aumentata produzione, da parte delle cellule tumorali, della proteina MENA (Mammalian-Enabled) dal noto potenziale pro-metastatico ed incremento dell'espressione di TIE2, il recettore dell'angiopoietina.
Anche Esserman e colleghi, determinanti nel dimostrare i benefici della chemioterapia neoadiuvante sui tempi di insorgenza delle recidive e sulla sopravvivenza, si sono interrogati sulla questione, ma senza arrivare ad una conclusione, mancando sufficienti evidenze.
Si pongono alcune questioni sullo studio di Karagiannis: i modelli usati sono davvero rappresentativi dello spettro dei tumori umani? Quali erano i livelli di resistenza ai taxani e agli altri chemioterapici? Qual è stata la risposta del tumore alla terapia neoadiuvante? Questi siti pro-metastatici non potrebbero essere semplicemente i "resti" di un sito tumorale dove la maggior parte delle cellule tumorali è morta, lasciando un clone resistente ai farmaci? Le risposte ai taxani considerate pro-metastatiche non potrebbero essere una conseguenza transitoria al danno vascolare, caratteristica nota dell'azione dei taxani?
Tuttavia, questi studi sollevano domande interessanti: ad esempio, in un sottogruppo di pazienti con alto potenziale pro-metastatico e malattia resistente ai farmaci, la chemioterapia potrebbe promuovere un aumento di metastasi e, quindi, avere effetti sulla sopravvivenza? Gli autori mostrano che il rebastinib, un inibitore TIE2, blocca alcuni cambiamenti pro-metastatici nei loro modelli murini. Sarebbe utile determinare se rebastinib possa ridurre i tassi di recidiva e aumentare la sopravvivenza nei pazienti con carcinoma mammario che ricevono chemioterapia neoadiuvante.
Finché non avremo questi risultati e una migliore comprensione dei meccanismi biologici, appare sensato continuare la terapia chemioterapica attualmente in uso per il cancro al seno.
Fonte: Chabner BA. Does Chemotherapy Induce Metastases?. Oncologist. 2018 Mar;23(3):273-274. doi: 10.1634/theoncologist.2017-0648.