La glibenclamide non può ancora essere il farmaco di prima scelta per la terapia del diabete gestazionale
L'insulina è la terapia di prima linea raccomandata dall'American Diabetes Association e l'unico trattamento farmacologico approvato dalla Food and Drug Administration statunitense. Tuttavia, l'insulina è costosa e scomoda perché richiede diverse iniezioni sottocutanee al giorno e un attento dosaggio. La glibenclamide è un potenziale trattamento alternativo e, come farmaco orale, sarebbe più accettato dai pazienti.
Nel 2017 il diabete gestazionale si è verificato in circa il 14% delle gravidanze in tutto il mondo. Le potenziali complicanze del diabete gestazionale sono diverse: parto cesareo e preeclampsia nelle madri; macrosomia, ipoglicemia neonatale e ittero nei neonati; obesità e diabete di tipo 2 nelle madri e nella prole.
Il trattamento del diabete gestazionale mira a normalizzare i livelli di glucosio materno. Modificare lo stile di vita è il primo passo da compiere, ma quando non ha successo è necessario un intervento farmacologico. Oggi viene usata l'insulina per normalizzare i livelli di glucosio materno nel diabete gestazionale. Sarebbe però auspicabile utilizzare un farmaco antidiabetico meno costoso, altrettanto efficace e che si possa somministrare oralmente. La glibenclamide, una sulfonilurea di seconda generazione, potrebbe essere il farmaco giusto: aumenta la secrezione di insulina, sopprime la produzione di glucosio epatico e migliora la glucotossicità, sebbene possa anche causare ipoglicemia ed attraversi la placenta. Il farmaco è stato usato per trattare il diabete gestazionale negli Stati Uniti, raramente in Europa. Un recente studio francese ha indagato se il trattamento del diabete gestazionale con glibenclamide non fosse inferiore al trattamento con insulina rispetto all’insorgenza di complicanze perinatali. In particolar modo, Sénat e colleghi hanno tenuto conto di: macrosomia (definita come >4000 g o >90° percentile), ipoglicemia neonatale (glicemia <36 mg/dl) e/o iperbilirubinemia). Gli autori hanno concluso che il loro studio non mostra che la glibenclamide non sia inferiore all'insulina nella prevenzione delle complicanze perinatali e che l'insulina dovrebbe rimanere la farmacoterapia di prima linea per il diabete gestazionale.
In un editoriale su JAMA il Professor Donald Coustan afferma che la mancata dimostrazione di non inferiorità non significa che la glibenclamide sia inferiore all'insulina. Sostiene che la conclusione dello studio sia ragionevole sulla base delle prove attuali. Tuttavia, a suo parere, sono necessarie ulteriori ricerche sul regime di dosaggio ottimale della glibenclamide e sui suoi effetti a lungo termine sulla prole. I vantaggi del dosaggio orale di glibenclamide rispetto alle iniezioni di insulina in termini di costi e soddisfazione del paziente saranno ancora oggetto di studio, soprattutto relativamente ai possibili rischi di complicanze perinatali.
Fonti: Sénat MV, Affres H, Letourneau A, Coustols-Valat M, Cazaubiel M, Legardeur H, Jacquier JF, Bourcigaux N, Simon E, Rod A, Héron I, Castera V, Sentilhes L, Bretelle F, Rolland C, Morin M, Deruelle P, De Carne C, Maillot F, Beucher G, Verspyck E, Desbriere R, Laboureau S, Mitanchez D, Bouyer J; Groupe de Recherche en Obstétrique et Gynécologie (GROG). Effect of Glyburide vs Subcutaneous Insulin on Perinatal Complications Among Women With Gestational Diabetes: A Randomized Clinical Trial. JAMA. 2018 May 1;319(17):1773-1780. doi: 10.1001/jama.2018.4072.
Coustan DR, Barbour L. Insulin vs Glyburide for Gestational Diabetes. JAMA. 2018 May 1;319(17):1769-1770. doi: 10.1001/jama.2018.4561.