In molti chiedono alla chirurgia di somigliare alle proprie foto ritoccate
Tutti sembrano perfetti nelle immagini che girano sui social media. Questo grazie a una vasta gamma di filtri e opzioni di modifica messi a disposizione da app quali Snapchat, Facetune e Instagram. Ma armeggiare ossessivamente con la nostra immagine trasmessa via social può avere effetti dannosi. Se ne parla in un articolo pubblicato su “JAMA Facial Plastic Surgery”.
Oggi grazie agli smartphone il fotoritocco è alla portata di tutti. Esistono diverse applicazioni capaci di modificare i selfie in pochi passaggi. Alcune aggiungono ai ritratti corone di fiori oppure orecchie da cucciolo, altre levigano la pelle, rendono i denti più bianchi e gli occhi e le labbra più grandi. L’utilizzo dei cosiddetti “filtri” è molto diffuso, tanto che in alcuni soggetti può arrivare ad alterare la percezione della bellezza.
La diffusione di queste immagini filtrate può incidere sull'autostima e può anche agire come innesco per il disturbo da dismorfismo corporeo (Body Dismorphyc Disorder, BDD). Il soggetto dismorfofobico crede di essere affetto da una menomazione o da un difetto estetico, in realtà inesistente o lieve. Continua a fare determinate cose (come controllarsi allo specchio o confrontarsi a livello estetico con altri) perché è molto preoccupato del suo aspetto. I soggetti con BDD spesso fanno di tutto per nascondere le imperfezioni percepite, arrivando anche a visitare frequentemente chirurghi plastici, sperando di cambiare il loro aspetto.
Molti pazienti oggi ricorrono alla chirurgia sperando di apparire migliori nei selfie e nei social media. I dati attuali mostrano che il 55% dei chirurghi riferisce di vedere pazienti che richiedono un intervento chirurgico per migliorare il proprio aspetto nei selfie, rispetto al 42% nel 2015. È stato rilevato anche un aumento del numero di pazienti che condividono il loro iter chirurgico e i risultati sui social media.
I medici hanno coniato un nuovo termine, "Snapchat dysmorphia", per descrivere la psicologia dei pazienti che cercano procedure di chirurgia estetica per apparire come le versioni filtrate di se stessi. Cercano labbra più carnose, occhi più grandi o un naso più sottile. Si tratta di una tendenza allarmante perché i selfies filtrati spesso costituiscono immagini irreali (ed irrealizzabili).
Con questi pazienti sarebbe meglio non intraprendere alcuna azione chirurgica, ma indagare la presenza ed il livello di BDD. Il trattamento con alcuni antidepressivi, in particolar modo gli inibitori della ricaptazione della serotonina o la clomipramina, è spesso efficace. Anche la terapia cognitivo-comportamentale incentrata specificatamente su tale disturbo può ridurre i sintomi. Poiché molti soggetti che soffrono di tale disturbo non sanno di avere un problema, il medico deve ricorrere a tecniche motivazionali per convincerli a entrare in terapia.
Fonte: Rajanala S, Maymone MBC, Vashi NA. Selfies-Living in the Era of Filtered Photographs. JAMA Facial Plast Surg. 2018 Aug 2. doi: 10.1001/jamafacial.2018.0486.