Le donne in gravidanza sono considerate una popolazione a rischio per le infezioni respiratorie virali, come le infezioni da COVID-19, per le possibili conseguenze sulla madre e sul feto. In assenza di un vaccino contro il SARS-CoV-2, alle donne in gravidanza e ai loro contatti sono raccomandate le comuni azioni di prevenzione primaria che prevedono l’igiene frequente e accurata delle mani e l’attenzione a evitare il contatto con soggetti malati o sospetti. Al momento non si hanno informazioni circa la suscettibilità delle donne in gravidanza alla patologia da nuovo coronavirus SARS-CoV-2.
La trasmissione del virus SARS-CoV-2 avviene attraverso il contatto diretto da persona a persona, mediante le goccioline del respiro che possono trasmettersi con la saliva, la tosse o gli starnuti delle persone infette e mediante le mani contaminate portate a bocca, naso od occhi. Non è noto se avvenga la trasmissione verticale, cioè dalla madre al feto, del SARS-CoV-2.
Dai primi 19 casi di donne in gravidanza e neonati nati da madri con sintomatologia clinica da COVID-19 descritti in letteratura, sappiamo che il virus non è stato rilevato nel liquido amniotico o nel sangue neonatale prelevato da cordone ombelicale. Attualmente non esistono pertanto evidenze a supporto di una trasmissione verticale del virus SARS-COV-2. Allo stato attuale delle conoscenze e qualora non sussistano specifiche indicazioni cliniche materne o fetali, per le donne con sospetta infezione da SARS-CoV-2 o affette da COVID-19 non sembra opportuno ricorrere elettivamente al taglio cesareo.
Una pubblicazione descrive le caratteristiche cliniche e l’esame istopatologico della placenta di 3 casi di donne in gravidanza con infezione da nuovo Coronavirus che hanno partorito mediante taglio cesareo. Le donne, che avevano contratto l’infezione al terzo trimestre di gravidanza, erano febbrili senza significativa leucopenia e linfopenia e una aveva sviluppato una polmonite virale. I tamponi dei 3 neonati sono risultati negativi alla ricerca del virus e non è stata rilevata alcuna trasmissione verticale materno fetale dell’infezione. L’analisi istopatologica della placenta non ha rilevato cambiamenti morfologici correlati all’infezione virale e la ricerca del virus nei tessuti placentari è risultata negativa. Gli autori raccomandano l’esame anatomopatologico della placenta e di qualsiasi materiale abortivo nelle donne in gravidanza con infezione da COVID-19.
Sono in corso diversi trial sull’uso delle cellule staminali mesenchimali derivate dal sangue del cordone ombelicale del neonato per il trattamento della polmonite da SARS-CoV-2. I primi dati sono attesi a breve.
Per quanto riguarda la gestione ospedaliera dei casi sospetti o certi si rimanda a quanto raccomandato per la gestione delle condizioni infettive incluso, qualora necessario, l’isolamento di madre e/o neonato. L’eventuale separazione temporanea del neonato dalla madre durante il ricovero dev’essere attentamente ponderata dal team ospedaliero insieme alla madre, valutando i rischi e i benefici di questa scelta.
Il virus responsabile della COVID-19 non è stato rilevato nel latte materno raccolto dopo la prima poppata delle donne affette; in almeno un caso sono stati invece rilevati anticorpi anti SARS-CoV.
A fronte delle scarse evidenze attualmente disponibili le opinioni relative all’allattamento diretto al seno non sono univoche. La posizione dei centri per la prevenzione e il controllo delle malattie è orientata a tutelare la relazione madre-neonato nel rispetto di rigide norme igienico-sanitarie e prevede l’uso, qualora il contatto in sicurezza non sia possibile, di latte materno spremuto. Le indicazioni si basano sulle prove disponibili secondo cui, in questa e nelle precedenti epidemie SARS e MERS, non esistono casi documentati e plausibilità biologica di trasmissione verticale madre-bambino o attraverso il latte materno. Alcuni autori cinesi invece suggeriscono di interrompere l’allattamento senza far riferimento all’uso del latte materno spremuto. Favre et al, in una corrispondenza su Lancet, suggeriscono l’isolamento temporaneo del neonato e che l’allattamento non sia diretto al seno in madri positive per SARS-CoV-2.
Per ridurre il rischio di trasmissione al bambino, si raccomanda l’adozione delle procedure preventive come l’igiene delle mani e l’uso della mascherina durante la poppata, secondo le raccomandazioni del Ministero della Salute. Nel caso in cui madre e bambino debbano essere temporaneamente separati, si raccomanda di aiutare la madre a mantenere la produzione di latte attraverso la spremitura manuale o meccanica che dovrà essere effettuata seguendo le stesse indicazioni igieniche.
In questa fase d’incertezza nessuno è in grado di fornire raccomandazioni conclusive per le madri SARS-COV-2 positive e/o con sintomatologia clinica da COVID-19. Appare pertanto raccomandabile una valutazione multidisciplinare caso-per-caso per definire il migliore approccio assistenziale, tenendo conto del tempo di esposizione materna al coronavirus, dell’epoca gestazionale, del trattamento in corso, della situazione individuale di risposta immunitaria e di tutte le variabili che possono influenzare il quadro clinico.
Fonti: Giusti A, Donati S, Silano M, D’Ancona FP – ISS. COVID-19: gravidanza, parto e allattamento. Epicentro, Istituto Superiore Sanità. 27/02/2020
Donati S, Giusti A, Zambri F, Sampaolo L, Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute - ISS. COVID-19 in gravidanza, parto e allattamento: gli aggiornamenti nazionali e internazionali della settimana. Epicentro, Istituto Superiore Sanità. 05/03/2020