Qualche doveroso chiarimento per una riapertura responsabile.
Vorrei anch’io essere allegro, vorrei prendere la borraccia e fare una bella corsetta spensierata sul lungomare di Napoli come ho di recente visto fare a troppi di voi. Vorrei provare per qualche secondo quella leggera spensieratezza che alcuni già riescono a provare. Ma non ci riesco. Ciò che oggi so del maledetto coronavirus mi spiazza più di quanto fossi spiazzato a febbraio sulla base dei soli dati cinesi.
In data 24 Aprile il Gruppo di studio di Reumatologia afferente alla Società Italiana di Pediatria (SIP) ha inviato un’importante comunicazione ai pediatri italiani, menzionando una probabile associazione tra COVID-19 ed una vasculite che ricorda la malattia di Kawasaki, patologia infiammatoria dei vasi sanguigni, tra cui spesso le coronarie cardiache. In tale lettera si fa poi addirittura cenno ad una possibile evoluzione del quadro vasculitico nella temibile MAS (Sindrome da Attivazione Macrofagica o detta anche Linfoistiocitosi Emofagocitica), una patologia dove i macrofagi del nostro corpo “impazziscono” attivandosi in maniera eccessiva ed arrecando gravissimi danni.
Tale notizia mi ha lasciato non poco scosso sul piano emotivo: la MAS è, insieme alla sepsi da meningococco, tra le evenienze cliniche che maggiormente temo in Pediatria, se non altro per la rapidità con cui possono condurre ad esito infausto.
Di tali evenienze se ne discuteva nelle chat tra medici già da settimane, seppur con qualche ottimistico dubbio: e se fosse una correlazione casuale piuttosto che causale? se le Kawasaki e le MAS che comunque si sarebbero sviluppate quest’anno, risultano positive al tampone semplicemente perché l’infezione è molto diffusa? e magari il COVID-19 non è la causa ma piuttosto è il “caso” ad aver accozzato insieme Kawasaki e COVID-19 in alcuni bambini?
“A qualsiasi bimbo di Bergamo oggi fai il tampone, che stia bene o che abbia una Kawasaki, la probabilità di trovarlo positivo è alta: possiamo mai ricondurre tutto al COVID-19?”. Questo è quanto rispondevo io ad una collega di Bergamo in chat in un disperato sforzo ottimistico. Ed è sulla scia di questo ottimismo che ho preferito non parlarne pubblicamente ai genitori. Non volevo creare altri elementi di stress emotivo, che speravo fossero inconsistenti. Anche se la collega di Bergamo, di cui ho grande stima, sosteneva di avere l’impressione di un insolito aumento dei casi di Kawasaki che ogni anno si osservano da quelle parti.
Il 24 Aprile giungeva poi la “stangata” della SIP via mail di cui cito qui qualche passaggio:
“In una percentuale non trascurabile di casi la malattia si è presentata con un quadro clinico incompleto o atipico e ha manifestato resistenza al trattamento con immunoglobuline endovena e tendenza all’evoluzione verso una sindrome da attivazione macrofagica, che ha richiesto trattamenti aggressivi e, non di rado, il ricovero in terapia intensiva.
Una quota significativa di questi bambini con malattia di Kawasaki ha presentato, in occasione del ricovero o nelle settimane precedenti all’esordio, un tampone positivo per il virus SARS-COV-2 o ha avuto contatti con pazienti affetti. Alcuni sono risultati positivi alla sierologia per il Coronavirus, nonostante i tamponi fossero negativi.
Non è chiaro se il virus SARS-COV-2 sia direttamente coinvolto nello sviluppo di questi casi di malattia di Kawasaki o se le forme che si stanno osservando rappresentino una patologia sistemica con caratteristiche simili a quelle della malattia di Kawasaki, ma secondaria all’infezione. Ciò nonostante, l’elevata incidenza di queste forme in zone ad alta endemia di infezione da SARS-COV2 e l’associazione con la positività dei tamponi o della sierologia, suggerisce che l’associazione non sia casuale.”
La collega di Bergamo aveva ragione: non sembra essere un caso. Studi scientifici chiariranno il dubbio in maniera più rigorosa, ma al momento l’impressione generale dei Pediatri è questa e dobbiamo prenderne atto per ponderare le nostre scelte comportamentali: una quota di bambini purtroppo rischia grosso.
“Ma è un evento raro?” chiede giustamente qualcuno. Assolutamente si. È raro.
Ma bisogna capire il reale peso che assume la parola “raro” quando la patologia che provoca tale “evento raro” è invece molto diffusa (o potenzialmente tale). Ad esempio anche fare scala reale a poker è un evento raro. Ma quanto è raro osservare “casi di scala reale” in Italia se stamattina tutti noi 60 milioni di abitanti ci facciamo una partita a poker? E in tale esempio la partita a poker è il COVID-19 mentre la scala reale è la Kawasaki. Un po’ come quando parliamo di sindrome mani-piedi-bocca: la miocardite virale ne è una rara complicanza. Ma sarebbe altrettanto raro osservarla se tutti i bambini italiani fossero oggi simultaneamente suscettibili ad un nuovo virus che causi malattia mani-piedi-bocca? Il caro Prof. di statistica Umberto Giani ci insegnava che ottenere tutti 6 tirando tre dadi insieme è cosa insolita, ma quante volte osserverai tale insolito evento se lanci i dadi 60 milioni di volte?
Il 4 Maggio ci sarà un’ulteriore graduale riapertura. Per favore: non giochiamocela a dadi. Perchè a fare le spese dei comportamenti irresponsabili di giovani e adulti è soprattutto chi ha meno colpe: in primis gli anziani, ma oggi sappiamo anche una percentuale non trascurabile di bambini. E, per favore, invito tutti voi a non trascurarla tale percentuale.
Invito tutti voi a non trascurare in maniera egoistica chi fino a ieri quasi credevamo fosse del tutto risparmiato da questo virus: i nostri innocenti bambini.
Fonte: Troiano R. Pagina Facebook “Il Pediatra Spiega”. Post del 29/04/2020