COVID-19 e ARDS

Uno studio pubblicato su “Lancet Respiratory Medicine” conclude che i pazienti con ARDS associata a COVID-19 hanno una forma di lesione che, per molti aspetti, è simile a quella dei pazienti con ARDS non correlata a COVID-19.

Uno studio italiano indaga sul meccanismo responsabile della elevata mortalità in Terapia Intensiva dei pazienti COVID-19

Uno studio pubblicato su “Lancet Respiratory Medicine” lo scorso 27 agosto conclude che i pazienti con ARDS associata a COVID-19 hanno una forma di lesione che, per molti aspetti, è simile a quella dei pazienti con ARDS non correlata a COVID-19. In particolare, i pazienti con ARDS associata a COVID-19 che hanno una riduzione della compliance del sistema respiratorio insieme ad un aumento delle concentrazioni di D-dimero rappresentano il fenotipo con maggiori tassi di mortalità.

I pazienti con COVID-19 possono sviluppare la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), che è associata ad un'elevata mortalità. Uno studio italiano, capofila il S. Orsola di Bologna, ha esaminato le caratteristiche funzionali e morfologiche dell'ARDS associata a COVID-19 e le ha confrontate con le caratteristiche dell'ARDS non correlate a COVID-19.
Questo studio osservazionale prospettico è stato fatto in 7 ospedali italiani. Sono stati arruolati consecutivamente pazienti ricoverati in terapia intensiva tra il 9 e il 22 marzo 2020 sottoposti a ventilazione meccanica, con diagnosi di COVID-19 confermata in laboratorio e che soddisfacevano i criteri di Berlino per l'ARDS. Tutti i pazienti sono stati sedati, curarizzati e ventilati in modalità volume-controllato. Entro 24 ore dal ricovero in terapia intensiva sono stati misurati: compliance statica del sistema respiratorio, rapporto PaO2/FiO2, ventilatory ratio, concentrazione di D-dimero. TC e angio-TC sono state eseguite quando clinicamente indicato. Per il confronto con pazienti affetti da ARDS non correlata a COVID-19 è stato usato un set di dati creato da precedenti studi.

Sono stati arruolati 301 pazienti con ARDS da COVID-19. La compliance polmonare mediana è stata di 41 ml/cmH2O (33-52), superiore del 28% rispetto alla coorte di pazienti con ARDS non correlata a COVID-19 (32 ml/cmH2O [25-43]; p<0-0001). 17 (6%) di 297 pazienti con ARDS associata a COVID-19 avevano compliance superiori al 95° percentile della coorte di ARDS classica. Il peso polmonare totale non differiva tra le due coorti. Le angio-TC polmonari (eseguite in 23 [8%] pazienti con ARDS associata a COVID-19) hanno mostrato che 15 di 16 pazienti con concentrazioni di D-dimero superiori alla mediana avevano aree bilaterali di ipoperfusione, coerenti con la malattia tromboembolica. I pazienti con concentrazioni di D-dimero pari o inferiori alla mediana avevano rapporti ventilatori inferiori a quelli dei pazienti con concentrazioni di D-dimero superiori alla mediana (1-66 [1-32-1-95] vs 1-90 [1-50-2-33]; p=0-0001). I pazienti con una compliance pari o inferiore alla mediana e concentrazioni di D-dimero superiori alla mediana mostravano un notevole aumento della mortalità a 28 giorni rispetto ad altri sottogruppi di pazienti (40 [56%] di 71 con D-dimero elevato e bassa compliance vs 18 [27%] di 67 con D-dimero basso e alta compliance, 13 [22%] di 60 con D-dimero basso e bassa compliance, e 22 [35%] di 63 con D-dimero elevato e alta compliance, tutti p=0-0001).

Gli autori concludono scrivendo che lo studio fornisce due risultati importanti. In primo luogo, i pazienti affetti da ARDS correlata a COVID-19 hanno una morfologia polmonare e una meccanica respiratoria che corrispondono in gran parte a quelle dell'ARDS classica. In secondo luogo, esiste un sottogruppo di pazienti con ARDS correlata alla COVID-19 caratterizzati da bassa compliance del sistema respiratorio e da un'alta concentrazione di D-dimero che hanno una mortalità notevolmente maggiore rispetto ad altri pazienti. La mortalità a 28 giorni in questo gruppo è stata più del doppio di quella dei pazienti in cui si è riscontrato solo aumento della concentrazione di D-dimero o solo un’alterazione della compliance del sistema respiratorio. Questi dati suggeriscono che i pazienti hanno una prognosi sfavorevole se il virus la SARS-CoV-2 attacca sia le cellule polmonari che il sistema vascolare.
Secondo gli autori l'identificazione del fenotipo a maggior rischio di mortalità consente di ottimizzare le cure sia dal punto di vista organizzativo, perché permette di collocare il paziente nel reparto più adeguato, sia dal punto di vista assistenziale, perché identifica rapidamente i pazienti che necessitano di forme di assistenza a più alta invasività. Inoltre risulta importante per gli studi in corso su anticoagulanti o trombolitici.

 


Fonte: Grasselli G, Tonetti T, Protti A, et al. Pathophysiology of COVID-19-associated acute respiratory distress syndrome: a multicentre prospective observational study [published online ahead of print, 2020 Aug 27]. Lancet Respir Med. 2020;S2213-2600(20)30370-2. doi:10.1016/S2213-2600(20)30370-2