Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un ampio sviluppo dello studio del microbiota intestinale e della sua relazione con lo stato di salute degli individui, campo che ha ancora rilevanti potenzialità di scoperta.
Un team di ricercatori spagnoli ha disegnato uno studio volto a verificare se il microbiota dei possessori di animali fosse differente da quello dei non possessori in una popolazione selezionata di pazienti coronaropatici, e ad attribuire alla presenza di tali differenze un eventuale ruolo protettivo nei confronti della sindrome metabolica.
È opinione ampiamente diffusa che il prendersi cura di un animale domestico possa avere effetti positivi sulla salute. Si pensi ad esempio alla maggiore attività fisica svolta dai proprietari di cani o al ruolo apparentemente protettivo del contatto con animali pelosi per le allergie infantili. Diverse analisi hanno anche valutato l’impatto psicologico positivo derivante dal possedere animali domestici.
Un totale di 162 pazienti, aderenti a un regime dietetico a basso contenuto di grassi o mediterraneo, sono stati selezionati e suddivisi in due gruppi: possessori di animali e non possessori.
Il microbiota delle due popolazioni è risultato differente con significatività statistica, e vi sono interessanti caratteristiche nelle specie individuate.
Nella popolazione senza animali domestici le specie più rappresentate erano Ruminococcus, Anaerotruncus ed Enterobacteriaceae. Già in altri studi l’abbondanza di Anaerotruncus e Ruminococcus è stata individuata come associata a più alta prevalenza di sindrome metabolica e l’abbondanza di Enterobacteriaceae è stata correlata allo sviluppo di obesità infantile.
Nello studio, il microbiota dei possessori di animali era caratterizzato da elevati livelli di Coprococcus e Serratia. Il primo è un noto fattore protettivo nei confronti della sindrome metabolica, mentre la presenza del secondo in persone sane sembra essere un fattore protettivo contro l’obesità. Pertanto lo studio spagnolo si pone in linea con i risultati degli studi precedenti.
Analizzando nello specifico il microbiota dei possessori di almeno un cane e confrontandolo con quello di non possessori di animali si sono identificati, nel primo gruppo, più elevate proporzioni di Oscillospira, Coprococcus e Methanobrevibacter. Quest’ultimo in particolare era già stato individuato in altri studi come correlato a ridotto BMI e bassi livelli di trigliceridi, mentre una sua ridotta rappresentanza è stata individuata in pazienti pre-diabetici.
Sono state inoltre individuate popolazioni di Serratia e Methanobrevibacter, non ancora riportate come più rappresentate in umani a contatto con animali, ma normalmente parte del microbiota canino, il che suggerisce un possibile trasferimento dall’animale all’uomo.
La ricerca suggerisce che la prevalenza di sindrome metabolica e obesità nei pazienti con malattie cardiovascolari è più bassa nei proprietari di animali domestici e che il possesso di animali domestici potrebbe essere un fattore protettivo contro la sindrome metabolica grazie al modellamento del microbiota intestinale.
Pur con limitazioni dovute alle dimensioni ridotte del campione e alla selezione della popolazione in pazienti già coronaropatici, lo studio appare promettente nella definizione del ruolo del microbiota nella sindrome metabolica e aggiunge ulteriori elementi che contribuiscono a delineare il legame favorevole tra presenza di animali e buono stato di salute.
Fonte: Arenas-Montes J, Perez-Martinez P, Vals-Delgado C, Romero-Cabrera JL, Cardelo MP, Leon-Acuña A, Quintana-Navarro GM, Alcala-Diaz JF, Lopez-Miranda J, Camargo A, Perez-Jimenez F. Owning a Pet Is Associated with Changes in the Composition of Gut Microbiota and Could Influence the Risk of Metabolic Disorders in Humans. Animals (Basel). 2021 Aug 9;11(8):2347. doi: 10.3390/ani11082347. PMID: 34438804; PMCID: PMC8388619.