La N,N dimetiltriptamina (DMT) è una potente sostanza psicotropa. Si presenta allo stato puro sotto forma di cristallino bianco o giallastro-rosso. Si ricava da piante che si trovano in Messico, Sud-America e Asia. Viene comunemente inalata causando reazioni che durano da 5 a 45 minuti. Ma mischiata in un infuso, come la bevanda sudamericana ayahuasca, le reazioni possono durare dalle tre alle quattro ore.
La DMT può produrre allucinazioni visive e uditive, come pure euforia, pupille dilatate, aumento del battito cardiaco e della pressione del sangue, vertigini, problemi di coordinazione, nausea, ansia e paranoia. Alte dosi possono portare al coma e sindrome da serotonina che ha come sintomi agitazione, rigidità muscolare, emicrania, brividi, diarrea e febbre. Questo può anche portare ad attacchi epilettici, battito cardiaco irregolare, stato di incoscienza e morte.
Negli ultimi anni le sostanze psichedeliche serotoninergiche hanno attirato, di nuovo, l’attenzione dei neuroscienziati. Se infatti sostanze come la psilocibina, l’LSD e la DMT non sono nuove, anzi sono state studiate a lungo nel corso degli anni (fin dagli anni 50 del secolo scorso), il moderno interesse nei loro confronti nasce dalla disponibilità, rispetto a quegli anni, di nuove tecnologie di indagine.
Il più significativo e affidabile correlato dell’esperienza psichedelica consiste nella riduzione dell’attività oscillatoria spontanea (soprattutto nel range alfa) e un incremento di diversità e complessità del segnale, misurati con elettroencefalografia o magnetoencefalografia.
Per quanto riguarda il neuroimaging, in una RMN funzionale appariranno alterazioni nella connettività tra reti funzionali distinte. Tale alterazione sarebbe da attribuirsi all’attivazione dei neuroni dello strato piramidale, ricchi di recettori per la serotonina 5HT2A.
Tuttavia, gli studi finora condotti (diverse pubblicazioni del gruppo di Carhart-Harris) sono caratterizzati dall’ambiente ospedaliero, rigidamente controllato, artificiale, che tende ad eliminare le variabili non farmacologiche dell’esperimento e che tende, per questo, a renderne il risultato difficilmente estendibile al di fuori del laboratorio. L’esperienza psichedelica è infatti fortemente determinata non solo dallo stato mentale del soggetto (“set”) ma anche dall’ambiente (“setting”).
Difatti, uno studio di Haijen del 2018 ha dimostrato questo “bias”, notando che in soggetti ben disposti verso l’esperimento, a loro agio nell’ambiente ospedaliero e molto motivati, si avevano maggiori esperienze di tipo mistico ed euforiche (“peak experiences”) e, in generale, i soggetti riferivano un aumentato benessere.
La realtà dei fatti vede gli utilizzatori di sostanze psichedeliche riunirsi in ambienti ben diversi da quello ospedaliero: zone tranquille, con scelta ponderata di musica, profumi, colori. Le esperienze sono volute e ricercate, e quindi il “set” mentale è positivo e favorisce le esperienze piacevoli.
Pertanto, il gruppo di Pallavicini ha disegnato uno studio che mira alla valutazione degli effetti psichedelici della DMT in un setting ambientale naturale, desiderato dai partecipanti, con minimizzazione dell’”artificialità” del monitoraggio grazie a un EEG wireless. I risultati dello studio sono stati presentati durante il congresso Insight 2021 da Federico Zamberlan, del Dipartimento di Fisica dell’Università di Buenos Aires.
Nell’esperimento, prima e dopo il consumo (utilizzando DMT “free base” inalata), i 35 partecipanti hanno completato una serie di questionari volti ad indagare il contenuto e le caratteristiche psicologiche dell’esperienza vissuta, le eventuali esperienze di “near death”, lo stato d’ansia.
Da un punto di vista elettrofisiologico i risultati ottenuti mostrano che la DMT riduce significativamente l’intensità (“power”) delle oscillazioni alfa (8-12) in tutte le sedi di misurazione, mentre vengono incrementate le oscillazioni delta (1-4 Hz) e gamma(30-40 Hz). Un importante risultato notato è che l’incremento delle onde gamma correla con un riferito stato di esperienza mistica, rilevato dalle batterie di test utilizzate.
Uno studio di questo tipo consente quindi una migliore indagine delle esperienze di utilizzo di sostanze psichedeliche rispetto al setting in clinica, da tenersi in considerazione per studi futuri.
Fonte: Zamberlan F, Neural and Subjective Effects of Inhaled DMT in Natural Settings, Insight 2021
Pallavicini C, Cavanna F, Zamberlan F, de la Fuente LA, Ilksoy Y, Perl YS, Arias M, Romero C, Carhart-Harris R, Timmermann C, Tagliazucchi E. Neural and subjective effects of inhaled N,N-dimethyltryptamine in natural settings. J Psychopharmacol. 2021 Apr;35(4):406-420. doi: 10.1177/0269881120981384. Epub 2021 Feb 10. PMID: 33567945.