Nella nostra video-intervista durante il Congresso EHA2022 abbiamo parlato con la Professoressa Bonini dei suoi progetti di ricerca, ma anche del suo ruolo all'interno del Board EHA e delle prospettive per i giovani medici ematologi che desiderano impegnarsi nella ricerca.
La professoressa Maria Chiara Bonini, membro italiano del Board dell'EHA, è a capo di un ambizioso progetto che si concentra sulla terapia genica per combattere i tumori solidi, in particolare le metastasi epatiche causate da tumori che colpiscono il colon-retto e il pancreas.
Maria Chiara Bonini è professoressa ordinaria di ematologia presso l'Università Vita-Salute San Raffaele, vicedirettrice della Divisione di Immunologia, Ricerca sui Trapianti e Malattie Infettive e responsabile dell'Unità di Ematologia Sperimentale dell'IRCCS Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele (Milano). Ha fatto parte del board di diverse società scientifiche di terapia cellulare e genica europee e americane. Attualmente è membro del Consiglio direttivo dell'EHA. La sua principale attività di ricerca è lo sviluppo, la validazione preclinica e clinica di approcci di terapia cellulare e genica per il trattamento del cancro.
La Professoressa Bonini è membro del board dell'EHA dal 2021. Il suo ruolo consiste principalmente nell'occuparsi del progetto Translational Research Training in Hematology. Il TRTH offre ai ricercatori all'inizio della carriera un'esperienza unica di formazione e tutoraggio della durata di un anno. Il TRTH è iniziato 10 anni fa. C'era un certo numero di persone che avevano conseguito il dottorato di ricerca e che avevano capito la necessità di formare ricercatori traslazionali, di collaborare con i clinici per capire quali fossero i problemi e di far progredire il campo con una ricerca di laboratorio che fosse coerente con il quadro clinico presentato dai pazienti. Oggi TRTH è uno sforzo congiunto dell'EHA e della Società Americana di Ematologia (ASH) ed è focalizzato nell'aiutare i giovani ematologi a costruire carriere di successo nella ricerca ematologica traslazionale.
«Ogni ambito della nostra vita è stato colpito dalla pandemia negli ultimi due anni, quindi anche le attività dell'EHA lo sono state» ci dice la Professoressa Bonini durante l'intervista. La Professoressa considera gli aspetti positivi di questa esperienza, in particolare il fatto che l'uso delle teleconferenze è aumentato in modo significativo. Questo ha portato, all'interno dell'EHA, a incontri e discussioni più frequenti, anche se non di persona. Secondo la Bonini, questo aspetto è stato positivo e sarà mantenuto anche dopo la pandemia.
Oggi è a capo di un progetto che coinvolge 17 gruppi, tutti affiliati all'Ospedale San Raffaele, che durerà sette anni. Il progetto è sostenuto da un finanziamento dell'AIRC - Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Con il suo team sta cercando di risolvere un problema cruciale e ancora irrisolto che riguarda i pazienti affetti da tumore del colon-retto e adenocarcinoma duttale del pancreas: trovare una soluzione per eliminare le metastasi epatiche che hanno origine da questi tumori e che sono la principale causa di morte. Per raggiungere questo obiettivo, Bonini e colleghi intendono sviluppare nuove terapie geniche e cellulari che agiscano direttamente sul sistema immunitario. L'idea principale che guida la ricerca è quella di portare i linfociti T specifici per il cancro direttamente nel fegato utilizzando un vettore virale.
I giovani medici ematologi sono una risorsa preziosa per l'EHA. YoungEHA è una comunità fondamentale per noi, uno spazio in cui giovani medici e ricercatori in ematologia possono conoscersi, condividere, confrontarsi e crescere. Durante il congresso sono previsti seminari e dibattiti organizzati proprio da YoungEHA.
Affrontare la ricerca oggi è una sfida importante, perché sono richieste molte competenze nella ricerca, ma anche nella medicina e nella pratica clinica. Per diventare buoni ricercatori, i giovani devono studiare molto e confrontarsi il più possibile con scienziati di altre nazionalità, origini, culture e discipline. I ricercatori senior devono dare loro il giusto tempo da dedicare a questo, alla ricerca e alle attività cliniche, che devono essere condotte in parallelo.