Un esame del sangue per la diagnosi di Long-COVID

Una nuova ricerca ha identificato le proteine presenti nel sangue delle persone affette da Long-COVID che potrebbero indicare la strada per un test diagnostico necessario e utile per impostare futuri obiettivi terapeutici.

Segnali di disregolazione immunitaria nel sangue

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Zurigo ha scoperto alterazioni tra le proteine coinvolte nel sistema del complemento nelle persone con sintomi da Long-COVID, ma non in quelle che erano migliorate dopo l'infezione iniziale da COVID-19 o in quelle che erano guarite dai sintomi di Long-COVID dopo 6 mesi. Il team ha inoltre riscontrato danni ai globuli rossi e alle piastrine, nonché segni di danni alle cellule endoteliali che rivestono i vasi sanguigni.
Questi biomarcatori sono apparsi dopo che i ricercatori hanno eseguito analisi ad alta risoluzione di oltre 6.500 proteine trovate nel siero del sangue di 113 persone infettate da SARS-CoV-2, tra cui 40 individui che hanno sviluppato Long-COVID, e di controlli che non erano stati infettati. I campioni sono stati prelevati per circa un anno, a partire dal 2020, dal team guidato da Carlo Cervia-Hasler dell'Ospedale universitario di Zurigo e dell'Università di Zurigo. I risultati sono stati poi convalidati da una coorte più ampia proveniente dal Mount Sinai di New York.

Ancora poche informazioni sul Long-COVID  

Non tutti guariscono completamente dalla COVID-19. Circa il 20% dei pazienti a cui è stata diagnosticata e circa il 5% di tutte le persone infettate da SARS-CoV-2 sviluppano sintomi persistenti, chiamati Long-COVID, che possono durare per molti mesi. I sintomi possono includere affaticamento, malessere post-esercizio e deterioramento cognitivo e coinvolgere più organi. Sebbene studi precedenti abbiano dimostrato che i pazienti affetti da Long-COVID presentano segni di disfunzione immunitaria, attivazione persistente delle cellule immunitarie e produzione di anticorpi autoimmuni, la causa principale di Long-COVID è poco conosciuta e i biomarcatori diagnostici per questa condizione non sono ben definiti. Attualmente, il Long-COVID non ha nemmeno un trattamento efficace.
L'analisi di campioni di sangue di pazienti affetti da Long-COVID condotta nello studio che vi presentiamo ha rivelato che le alterazioni delle proteine sieriche sono le probabili responsabili della patologia. I risultati evidenziano potenziali biomarcatori per la diagnosi di Long-COVID e potrebbero fornire indicazioni per il trattamento della condizione.

Analisi del sangue per identificare le caratteristiche del Long-COVID

Carlo Cervia-Hasler e colleghi riportano i risultati di un'analisi longitudinale del siero di 113 pazienti che sono guariti completamente dalla COVID-19 o hanno sviluppato Long-COVID, oltre a controlli sani. Utilizzando approcci proteomici high-throughput, i ricercatori hanno misurato i livelli sierici di 6596 proteine umane tra i partecipanti allo studio. I pazienti con COVID-19 acuta confermata sono stati seguiti fino a un anno e il loro siero sanguigno è stato prelevato nuovamente a 6 mesi e, quando possibile, a 12 mesi.
I pazienti affetti da Long-COVID hanno mostrato cambiamenti nelle proteine del siero del sangue, che indicano un'attivazione disregolata del sistema del complemento, un'alterazione della coagulazione e lesioni tissutali, che suggeriscono risposte trombo-infiammatorie in corso. Gli autori dimostrano che, a livello cellulare, la firma trombo-infiammatoria associata al Long-COVID era legata a un aumento degli aggregati monocito-piastrinici. La disregolazione delle proteine del complemento potrebbe contribuire alla trombo-infiammazione associata al Long-COVID.
Nello studio si evidenziano aumenti e diminuzioni nei componenti del complemento delle persone con Long-COVID. Secondo gli autori, questi cambiamenti potrebbero essere un indizio del perché il Long-COVID persiste. È importante notare che questo risultato è stato replicato in una coorte indipendente negli Stati Uniti.
Inoltre, la ricerca suggerisce che nei soggetti con Long-COVID è evidente un aumento degli anticorpi contro altri virus (come il CMV e l'EBV) e questo potrebbe determinare l'attivazione del sistema del complemento che può portare a danni ai tessuti. Questa scoperta supporta ulteriormente l'idea che le persone con Long-COVID vivono una condizione di disregolazione immunitaria, caratterizzata da un'infiammazione maggiore, profili autoanticorpali alterati e risposte anticorpali elevate
I ricercatori hanno anche riscontrato una disregolazione delle piastrine legata al Long-COVID, come già suggerito da altre ricerche.

Un test diagnostico basato sugli esami del sangue

I ricercatori sperano che questi cambiamenti nell'attivazione del complemento possano diventare una firma del Long-COVID nei campioni ematici sufficientemente robusta per sviluppare un test diagnostico basato su di essi.
Servono altri e più ampi studi per approfondire e confermare quanto scoperto. Questo studio infatti si basa su un numero relativamente piccolo di pazienti e i casi guariti (n=73) erano giovani (mediana 36 anni vs 58 anni), raramente avevano una malattia grave (16,4% vs 62,5%) e raramente erano stati ricoverati in TI (4,1% vs 30%) rispetto ai casi di Long-COVID di 6 mesi (n=40).
Inoltre, pur fornendo nuove conoscenze sulle alterazioni delle proteine del complemento, non spiega ancora la diversità dei sintomi da Long-COVID o la loro espressione differenziale tra gli individui.


Fonte: Cervia-Hasler C, Brüningk SC, Hoch T, Fan B, Muzio G, Thompson RC, Ceglarek L, Meledin R, Westermann P, Emmenegger M, Taeschler P, Zurbuchen Y, Pons M, Menges D, Ballouz T, Cervia-Hasler S, Adamo S, Merad M, Charney AW, Puhan M, Brodin P, Nilsson J, Aguzzi A, Raeber ME, Messner CB, Beckmann ND, Borgwardt K, Boyman O. Persistent complement dysregulation with signs of thromboinflammation in active Long Covid. Science. 2024 Jan 19;383(6680):eadg7942. doi: 10.1126/science.adg7942. Epub 2024 Jan 19. PMID: 38236961.